Come riesci a equilibrare arte, empatia e accuratezza dei dati?
Federica Fragapane: "Prendo come esempio il progetto Keyworkers per indagare il contributo dei migranti come lavoratori essenziali durante la pandemia di Covid.
Insieme al team abbiamo deciso di rappresentare ogni area geografica di provenienza come un albero, i cui frutti sono le storie di ogni contributo.
In questo caso, abbiamo incrociato fonti di dati diverse, cercando di aggiungere prospettive alternative per raccontare un tema molto polarizzato. Penso che la sfida più grande sia mostrare nuove angolazioni, andare a cercare tra i margini, oltre le narrazioni dominanti, per ampliare gli sguardi sull’oggi".
I dati possono essere alleati nel gestire la complessità?
Federica Fragapane: "Credo che dobbiamo superare la dualità semplice-complesso. La realtà è multidimensionale, e il nostro compito non è semplificarla, ma renderla accessibile.
A volte basta un solo numero per raccontare una storia; altre volte, è necessario lavorare a livelli diversi, esplorare sfumature e angoli nascosti.
Pensiamo a temi come il cambiamento climatico o i diritti umani: sono complessi e non dovrebbero essere ridotti a concetti troppo semplici. Credo che le persone abbiano il diritto di accedere a narrazioni complete e multidimensionali, e il design dell’informazione può essere uno strumento potente per affrontare questi temi senza comprometterne la complessità".