Una mostra che diventa happening artistico
È la prima volta che questi gioielli vengono svelati al pubblico e posti all’interno di un'importante mostra di indagine.
Mostra che diventa con il tempo una sorta di happening artistico: le varie opere surrealiste infatti entrano in stretto dialogo con quelle della collezione permanente che sfoggia fra gli altri gioielli di Bacon, Giacometti e Matisse.
Uno dei lavori più significativi dell’intera esposizione, curata da Raphael Bouvier, è L’ange du foyer (Le triomphe du surréalisme), realizzato da Max Ernst nel 1937.
Il titolo in italiano, l’angelo del focolare, lascerebbe prefigurare atmosfere accoglienti, calde e protettive. Così evidentemente non è. Protagonista del quadro, che ha come tema la guerra civile spagnola, è uno strano mostro la cui postura ricorda dannatamente quella di una svastica, simbolo della catastrofe che di lì a poco si abbatterà sull’Europa.
Ernst ha deciso di chiamarlo così per antifrase: il protagonista infatti non è un angelo, ma un demone che si rivela furioso e distruttivo e che può suscitare solo paura e orrore.
L’opera in questione ha anche un secondo titolo, meno usato: Il trionfo del surrealismo. Anch’esso va letto al contrario: di trionfale in un’Europa su cui pende come una mannaia la minaccia del nazismo e del fascismo c’è ben poco. C’è piuttosto la prefigurazione dell’esilio del pittore. “L'arte è la sola via di fuga dalla follia del mondo”, afferma Ernst.
Nel 1941, fuggirà negli Stati Uniti dove troverà nuovi stimoli, nuovi impulsi e produrrà nuova arte. Molta di questa entrerà a far parte proprio della Collezione Hersaint.
“Dipingere per me non è un divertimento decorativo o l'invenzione plastica di una realtà sentita - amava ripetere Max - ; deve essere ogni volta invenzione, scoperta, rivelazione”.