Leonardo Castiglione

Refik Anadol, artista digitale, fonde creatività e IA. Protagonista a Bilbao, prepara Dataland, un museo innovativo per l'arte.

“La creatività? Si pone esattamente a metà strada tra l’ambito umano e le macchine”. Parola di Refik Anadol, il più noto artista digitale del Pianeta.

Un creativo contemporaneo nel vero senso della parola che firma installazioni multimediali create da un impasto di algoritmi, big data e intelligenza artificiale. Definito il capostipite dell’umanesimo digitale, ricerca e sviluppa approcci innovativi alla narrazione dei dati. Nato a Istanbul, ma residente da tempo in California, è fino al 19 ottobre il protagonista dell’installazione Living Architecture: Gehry allestita, nell’ambito della serie In Situ, all’interno degli spazi del Guggenheim di Bilbao. Per realizzare il progetto Refik ha avuto libero accesso agli archivi del grande architetto di origine canadese. “Volevamo fare qualcosa di nuovo: trasformare l’intero spazio in un’opera immersiva”, ci racconta. “In passato, la maggior parte delle installazioni era frammentata, composta da pezzi separati, ma noi volevamo un’esperienza a 360 gradi”.

L’artista quarantenne vivrà un 2025 piuttosto intenso.

Oltre all’esposizione in terra basca, sarà infatti protagonista alla Biennale Architettura, mentre nella seconda metà dell’anno inaugurerà il suo sogno più ambizioso: Dataland, attesissimo museo rivolto all’intelligenza artificiale e agli ecosistemi ideato dentro il Grand LA, l’edificio disegnato proprio da Gehry.

Per molti sarà una vera e propria rivoluzione nel campo della museologia. Il progetto mira a rivoluzionare il concetto tradizionale di museo, adattandolo alle nuove modalità di interazione culturale tipiche dell'era digitale, dove il confine tra esperienza fisica, virtuale e ibrida si fa sempre più labile. Abbiamo incontrato Anadol a Bilbao, in occasione dell’opening di In Situ.

Cosa succede alle persone quando osservano le tue opere d’arte?

Bella domanda… Spero che il mio lavoro ispiri interrogativi, stimoli la mente. Sogno un’arte accessibile a chiunque, senza esclusioni. In questo progetto, ci sono due aspetti fondamentali: il primo è che lavoro con l’intelligenza artificiale da dieci anni e mi sento responsabile per questa tecnologia emergente.

Il secondo è che voglio essere certo che i dati utilizzati siano etici e che la natura non venga danneggiata durante l’addestramento dei modelli. È importante evitare fraintendimenti o usi impropri.

Voglio che la mia arte apra nuove prospettive e porti domande sul futuro e sul passato, garantendo sempre sicurezza. Ad esempio, nel mio lavoro alla Serpentine Gallery, ho visto visitatori di sei anni e di novantasei anni: l’arte deve sempre parlare a tutti.

Dataland sarà un progetto imponente, perché reinventerà il modello tradizionale di museo nell'era digitale. Da dove nasce l’idea?

Oltre che con il Guggenheim di Bilbao, ho lavorato anche con il MoMA e con altri grandi musei, quindi apprezzo profondamente il concetto di museo.

Tuttavia, i grandi musei sono pochi. Ho pensato che potessimo iniziare con qualcosa di piccolo e umile, ma che potesse offrire opportunità a molti artisti. Dataland è un primo passo in questa direzione.

Può diventare di ispirazione per altre istituzioni culturali?

Certamente. Vogliamo mostrare esempi positivi, partendo dalla natura come punto di riferimento. Sarà uno spazio collaborativo, in cui lavoreremo con artisti di diversi settori che non hanno mai usato l'IA, ma sono pronti a sperimentare.

L'obiettivo è creare arte con rispetto, raccogliere opere di giovani talenti e offrire un'educazione sul tema. Le tre aree principali del museo saranno: collezionare, esporre e insegnare. Se riusciremo a realizzare tutto questo, potremo espandere il modello altrove e in totale sicurezza.

Collaborerete con altre istituzioni?

Sì, lavoreremo con istituzioni come LACMA, MOCA, Broad Museum e la LA Philharmonic, che hanno una storia importante e che rispettiamo profondamente. Los Angeles è una città straordinaria, con un enorme potenziale nel cinema, nella musica, nell'architettura. Vogliamo sbloccare la collaborazione tra uomo e macchina in modo significativo.

Guardando al futuro, quali nuove frontiere vuole esplorare nel rapporto tra arte, intelligenza artificiale e spazi immersivi?

Quindici anni fa, a UCLA, ho realizzato la mia prima stanza immersiva. Ho avuto la fortuna di lavorare con Jennifer Steenkamp, una pioniera del settore, che è stata mia mentore per due anni. All’epoca, sapevo già che un giorno avremmo potuto creare opere generative e in continua evoluzione.

Ciò che mi ispira è il concetto di arte vivente: alcuni pensano che il digitale sia effimero, ma in realtà queste opere esisteranno nel cloud per sempre, persino oltre la mia vita.

Questo cambia completamente la nostra concezione della tela: non ci saranno più limiti fisici, e le opere potranno essere adattate ed esposte in modi sempre nuovi. Inoltre, mi interessa sempre di più la ricerca nell’ambito dell’AI.

Oggi combiniamo immagini, suoni, testi e persino odori, un approccio che io chiamo realtà generativa. È un nuovo genere artistico, capace di creare mondi inediti, e non vedo l’ora di esplorarne tutte le possibilità.

In molti però temono che la tecnologia possa sopravanzare l’intervento dell’uomo…

Servono esempi positivi. Non vogliamo che la tecnologia ci domini, vogliamo usarla per fare del bene.

Per questo, dal canto nostro, utilizziamo risorse tecnologiche per il bene comune: abbiamo raccolto oltre 10 milioni di dollari per l'UNICEF, per ospedali pediatrici e per intere famiglie in difficoltà. Credo nel fare, non solo nel parlare.

Ultima domanda: programmi per il 2025?

Parteciperemo alla Biennale di Venezia con un progetto dedicato alla biophilia. Immaginiamo un'architettura ispirata alla natura che ci permette di ripensare il futuro.

Sarà un'installazione interattiva: le persone potranno digitare domande e interagire con il sistema, che potrebbe essere utile anche per gli architetti nel progettare nuovi mondi. E poi, se tutto va come deve andare, entro fine anno inaugureremo Dataland…