Da Cre-Action di INTERNI, che prosegue fino al 17 aprile a un incontro speciale con la Pietà Rondanini, ecco cosa vedere anche dopo la fine della Design Week

Il FuoriSalone, si sa, non è umanamente visitabile nella sua totalità. Per fortuna, però, alcune mostre e installazioni rimangono aperte anche dopo la fine ufficiale della kermesse (a partire da Cre-Action, la mostra-evento di Interni che continua fino al 17 aprile - con una delle sue installazioni, quella di Elena Salmistraro per Eataly Milano Smeraldo, che rimane aperta fino al 5 maggio).

Ecco allora una lista delle mostre e installazioni che rimangono aperte dopo il 13 aprile.

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INTERNI Cre-Action

Tra i must-see di ogni FuoriSalone, le 40 proposte creative - tra installazioni, microarchitetture, maxi oggetti e mostre - a cura di INTERNI, realizzate da un parterre di più di 50 progettisti di 10 nazionalità diverse in 6 luoghi iconici di Milano hanno animato la Design Week. E, Audi House of Progress a parte (che chiude il 13 aprile), le altre 5 location rimangono aperte al pubblico. C'è dunque tempo fino al 17 aprile per visitare le installazioni nei Cortili dell’Università degli Studi di Milano, WAR FLAGS di Philippe Starck (con Rémi Babinet) all’Orto Botanico di Brera, IT MEANS PEACE di Marco Balich nello Strettone della Pinacoteca e Earth is Life di Felice Limosani presso Urban Up | Unipol De Castillia 23. L'installazione di Elena Salmistraro Il Giardino delle Meraviglie rimarrà aperta presso Eataly Milano Smeraldo fino al 5 maggio.

Vai al sito di Cre-Action e scopri tutte le installazioni

Robert Wilson, Mother, Museo Pietà Rondanini - Castello Sforzesco, dal 6 aprile al 18 maggio

La musica è quella di Arvo Pärt, per la precisione il suo Stabat Mater, una versione vocale e strumentale della preghiera medievale. Risuona nello spazio dell’ex Ospedale spagnolo, trasformato da Michele De Lucchi nel Museo della Pietà di Michelangelo.

E già questo basterebbe per regalare al pubblico una percezione diversa, forse più immersiva e personale, dell’opera esposta. Ma non finisce qui. Perché con “Mother” il maestro della luce Robert Wilson trasforma la scena in una installazione visiva e sonora: luci e immagini dialogano con lo Stabat Mater per raccontare il non-finito della Pietà Rondanini, una tensione tra forma e materia, in una sequenza di 30 minuti.

«Prevale su tutti», ha detto Wilson per descrivere il suo incontro con la Pietà Rondanini, «un sentimento di serenità, di pace con se stessi pur di fronte alla tragedia della morte. Niente a che vedere, per me, con la religione. È un’immagine universale, un’esperienza spirituale che muove in noi qualcosa di più profondo che non necessita spiegazioni». E proprio lungo questa idea, la luce di Wilson indirizza il nostro sguardo, consente di “vedere” la sua visione. Dal 6 al 13 aprile l’esecuzione del brano di Arvo Pärt avverrà dal vivo, con l’ensamble Vox Clamantis, diretto da Jaan-Eick Tulve, e La Risonanza, diretta Fabio Bonizzoni.

A chi piacerà: a chi considera la Pietà Rondanini un capolavoro assoluto, a chi ama la musica di Pärt, a chi desidera fare esperienze artistiche immersive
Informazioni utili: 8 aprile – 18 maggio, Museo Pietà Rondanini – Castello Sforzesco. Progetto a cura di Franco Laera. Ingresso libero su prenotazione ; il 6 aprile ingresso gratuito in occasione di Milano Art Week.

Handle With Care. Carlo Nason Glass Designer, FRAGILE, dal 2 aprile al 6 giugno

Sono circa un centinaio le lampade in vetro di Murano che approdano alla galleria Fragile che continua il suo viaggio nella storia del design della luce. Questa volta ha scelto di dedicare una mostra monografica a Carlo Nason, artista-designer specializzato nell’illuminazione in vetro. Nasce a Murano nel 1935 e sin da giovanissimo si appropria di raffinate tecniche vetrarie che presto abbina a una grande curiosità per il mondo del design.

Con l’azienda di famiglia partecipa alla mostra “Glass 1959, A special exhibition of international contemporary glass” tenutasi presso il TheCorningMuseum of Glass a New York.

E poi annovera moltissime collaborazioni, alcune molto durature, con aziende che producono le sue creazioni, dalle visioni space degli anni 70 a quelle più industriali utilizzando vetro retinato, fino a un suo coinvolgimento nel restauro della chiesa di San Marco. Un lungo percorso che viene raccontato in mostra con pezzi iconici e rari.

A chi piacerà: agli appassionati di vetri e delle loro storie.
Informazioni utili: Fragile, via Simone d’Orsenigo 7, aperto dal 3 al 5 aprile in orario 10 - 19; dal 7 al 13 aprilein orario 10 - 20; dal 14 aprile su appuntamento.

Cose in Ballo. Immagini e oggetti anni ’50-’70 dalle fotografie di Aldo Ballo e altri, Gilda & Co, dal 7 al 30 aprile

Sicuramente, la cifra imprescindibile di Aldo Ballo era l’ironia. E forse è proprio l’ironia anche la chiave del suo successo, quell’intuizione che gli ha permesso di raccontare il design attraverso l’obbiettivo della sua macchina fotografica.

La sua maestria stava nel riuscire a cogliere l’anima dell’oggetto industriale, tanto che lui stesso per definire il suo lavoro aveva detto: «Io non faccio foto d’arte, foto “da chiodo”, qui si fa fotografia industriale, si va dentro l’oggetto: interpretare l’oggetto, restituirgli l’anima».

Così prendeva per esempio uno sgabello di Nanda Vigo ricoperto completamente di peluche nero per ritrarlo con sopra un pensieroso bulldog francese, oppure dava spazio alla linearità assoluta e grafica di un dondolo quasi optical disegnato da Cesare Leonardi e Franca Stagi. Quel tocco di mistero, realizzato da una visione di tre quarti, la pulizia essenziale e un gioco di smaterializzazione del mobile completano i segreti del lavoro di Ballo. Che torna in mostra da Gilda & Co.

A chi piacerà: agli amanti del design
Informazioni utili: Gilda & CO, via Plinio 37, aperta dal 7 al 13 aprile dalle10:00 alle 19:00; dal 14 al 30 aprile dal lunedì al venerdì dalle 15:00 alle 18:00.

Suppergiù 60 sedie in 60 anni, Fondazione Studio Museo Vico Magistretti, dal 3 aprile al 26 febbraio 2026

«Ho una passione un po’ vergognosa per le sedie» aveva dichiarato Vico Magistretti in un’intervista del 2003, per precisare: «Credo sia perché è la cosa più difficile, non perdona nulla. Difficile essere contenti di una sedia».

E in effetti già nel 1980 aveva organizzato una mostra personale allo studio Marconi, sollecitato da un’idea dell’amico Enrico Baleri, dal titolo “Vent’anni, venti sedie”, che verrà ripresa poi a Londra l’anno successivo (con anche una sedia in più!).

Questa volta con “Suppergiù 60 sedie in 60 anni”, si va oltre la sedia stessa. O meglio, la seduta diventa il mezzo attraverso cui conoscere l’intera carriera di Magistretti, insieme a ogni singola storia dietro a ciascuna sedia… Un gioco, come quello dei bambini, ma qui non viene sfilata nessuna sedia e nessuno è destinato a rimanere in piedi.

Anzi, c’è posto a sedere per leggere i documenti dell’archivio messi a disposizione dei visitatori. Il curatore Luca Poncellini infatti ha passato l’archivio ai raggi x, leggendo lettere, minute di accordi, fax, cartelle stampa; ha studiato dossier di brevetti e foto di prototipi e modelli; ha esaminato disegni e decifrato appunti. E infine, acquisite le linee progettuali del design di Vico – il concept design, il redesign della tradizione, lo spunto autobiografico – ha messo a punto il racconto di un’intera carriera.

A chi piacerà: a chi piace entrare nelle pieghe del progetto, nel dietrole quinte, nell’animo del designer.
Informazioni utili: Fondazione studio museo Vico Magistretti, via Bellini 1, aperta dall’8 al 13 aprile tutti i giorni in orario 11 - 20. Dopo il salone, la fondazione è visitabile con prenotazione obbligatoria il martedì in orario 10 - 18 ; il giovedì dalle 14 alle 20 e l’ultimo sabato del mese dalle 11 alle 15.

A ruota libera!, OpenDot, dal 12 aprile all’11 maggio

Questa non è una mostra, ma un laboratorio creativo per i piccoli, aperto a tutti attraverso una Call4Kids e realizzato nell’ambito della Milano Kids Design Week, il 12 aprile. Non si concluderà con un’esposizione tradizionale, ma con una biciclettata performativa, prevista per l’11 maggio: sarà quella l’occasione per scoprire come i bambini e le bambine di Milano hanno immaginato la mobilità urbana sostenibile.

Il laboratorio segna l’inizio di un percorso di ricerca promosso da OpenDot – l’innovation hub milanese che presto diventerà una Fondazione ETS – e affronta un tema cruciale: supportare i più piccoli nel loro diritto a muoversi in autonomia e sicurezza all’interno della città. Durante l’evento al FuoriSalone, i bambini saranno coinvolti nell’ideazione e nella realizzazione di una segnaletica stradale su misura e di una mascotte. L’11 maggio, in occasione di Bicicivica, questi elementi prenderanno vita in una parata colorata e in maschera che porterà in strada la mascotte, i giovanissimi designer e la loro segnaletica per sensibilizzare la città al tema della mobilità sostenibile per tutti.

A ruota libera! è concepito come un progetto a lungo termine: OpenDot mette a disposizione la sua esperienza nella co-progettazione e nell’attivazione sociale per rafforzare il programma Bike to School e promuovere la crescita delle Masse Marmocchi nei diversi quartieri di Milano.

A chi piacerà: a chi ha figli, a chi ama andare in bicicletta, a chi guarda al futuro.
Informazioni utili: OpenDot, via Tertulliano 68/70, informazioni sul sito

Federico Ferrarini. Tempo attratto - Temperatura emotiva, Cittadella degli archivi, dal’1 aprile all’1 giugno

Prima di tutto bisogna considerare la location: Cittadella degli archivi, zona Niguarda. Per la precisione, il polo archivistico meccanizzato di circa 70 km lineari che ospita oltre 1,5 milioni di pratiche e fascicoli di interesse storico, sociologico, culturale e amministrativo prodotti da enti pubblici e privati, nonché decine di migliaia di pratiche prodotte dagli uffici comunali ogni anno. È uno degli archivi più grandi d'Europa. Nella fattispecie, il territorio d’elezione per riflettere sullo spazio e sul tempo nella dimensione artistica di Ferrarini che con le sue sculture realizza mappe temporali in cui il passato, il presente e il futuro collidono.

Questa esposizione, realizzata con la collaborazione degli studenti del Politecnico, Isorropia Homegallery e da Galleria Ferrero Arte Contemporanea è parte della manifestazione “I marmi della Scala” organizzata da La Cittadella degli Archivi di Milano, in occasione della Milano Art Week, con una sezione dedicata al restauro del Teatro alla Scala dell’architetto svizzero Mario Botta.

Proprio gli elementi marmorei di Rosso Verona, utilizzati nel restauro sono al centro di un lavoro di Ferrarini con l’installazione site specific “Tempo Attratto”, esposta in dialogo con alcuni documenti che raccontano ai visitatori il restauro del Teatro, provenienti dall’archivio de La Cittadella, selezionati dagli studenti del Politecnico di Milano. Altre opere punteggiano il percorso espositivo, che si conclude con “Temperatura Emotiva”, opere su carta, tracce violente, gesti primordiali che emergono dal nero assoluto. Ogni segno è il residuo di un impatto emotivo, un frammento di energia che persiste.

Come il passato, che diventa presente negli interventi sul marmo, una materia incapace però di contenerlo: è vivo, in continuo fermento. Un po’ come la Cittadella, il luogo che ospita la mostra.

A chi piacerà: ai più curiosi, agli appassionati di questioni conservative e archivistiche, a chi piace la scultura.
Informazioni utili: Cittadella degli Archivi, Via Ferdinando Gregorovius, 15, Orari: dal lunedì al venerdì ore 10-19, ingresso gratuito previa registrazione
(info@isorropiahomegallery.org).

Ritratti entro uno specchio convesso, Fondazione Adolfo Pini, dal 2 aprile al 30 giugno

Il titolo è un prestito. Si fa riferimento infatti a Autoritratto entro uno specchio convesso, dipinto del Parmigianino realizzato nel 1524 in cui l’artista, ventunenne, ritrae la propria immagine distorta in una semisfera. A riprenderlo sarà poi il poeta americano John Ashbery, nella sua raccolta del 1975, dove trasforma il celebre dipinto in un’immagine esistenziale, in cui visione, linguaggio e pensiero concorrono alla costruzione di un’identità multipla e mutevole, in qualche modo sempre soggetta a interpretazioni e distorsioni.

E questa mostra, a cura di Alessandro Castiglioni, parte proprio da qui, facendo riflettere in quello specchio convesso opere interstiziali giunte ad abitare gli appartamenti storici di Fondazione Adolfo Pini e capaci di insinuarsi in modo silenzioso tra gli spazi, gli arredi e le opere della casa Bongiovanni Radice.

Disegni, sculture, fotografie e video, come piccole interferenze, permettono di guardare agli spazi appena rinnovati in modo differente, e danno la possibilità di aprire riflessioni relative al dialogo tra arte e tempo, in una prospettiva non lineare. A giocare con la mutevolezza sono le opere di Marina Ballo Charmet, Francesco Bertocco, Rita Canarezza & PierPaolo Coro, Stefano Cagol, Ermanno Cristini, Barbara De Ponti, Chiara Dynys, Giovanni Ferrario, GianMarco Porru, Luca Scarabelli, Valentina Vetturi e una reading room a cura di Alessio Pasqualini.

A chi piacerà: agli appassionati di arte contemporanea e a chi ama curiosare negli spazi da abitare.
Informazioni utili: Fondazione Adolfo Pini, corso Garibaldi 1, aperta dal lunedì al venerdì in orario 10 -13 e 15 - 18 solo su appuntamento.